Rita nacque nel 1381 a Roccaporena, nel comune di Cascia, da Antonio Lotti e Amata Ferri, genitori molto religiosi, nominati dal Comune come “pacieri di Cristo” nelle lotte politiche e familiari tra guelfi e ghibellini. Per volere della famiglia sposò Paolo Mancini, uomo descritto tradizionalmente come orgoglioso ed irruento, appartenente alla fazione ghibellina. Secondo l’agiografia, con il suo carattere mite Rita riuscì a placare lo spirito violento del marito, che abbandonò le armi per convertirsi al lavoro presso un mulino. Ebbero due figli, Giangiacomo Antonio e Paolo Maria.

Dopo alcuni anni di matrimonio, Paolo Mancini fu ucciso, probabilmente da suoi ex-compagni, ma Rita non volle che la sua morte fosse vendicata e perdonò gli assassini. Poco dopo i due figli morirono di malattia. Rimasta sola, Rita si ritirò in una vita di preghiera e cercò di entrare nel monastero di Cascia; la sua richiesta fu inizialmente rifiutata. ma infine il suo deriderio si realizzò. Visse i quarant’anni di vita monacale dedicandosi alla preghiera e alla penitenza, ma anche alle opere di carità, assistendo gli anziani, i malati e i poveri. 

Secondo la tradizione devozionale, ricevette una spina dalla corona del Crocifisso, che le si sarebbe conficcata in fronte: l’evento è è rappresentato nell’iconografia quattrocentesca ed è citato nel breve testo dipinto sulla “cassa solenne”, il sarcofago ligneo che custodì fino al 1745 il suo corpo.

Rita morì il 22 maggio 1447 (o 1457), dopo anni di dolore e sofferenza, fu riconosciuta beata da papa Urbano VIII nel 1628 e santa nel 1900 da papa Leone XIII.

Oltre alla spina, sono suoi attributi iconografici le api, in ricordo delle api che apparvero sulla sua culla, e le rose perché secondo la tradizione prima di morire Rita chiese una rosa e due fichi del suo orto di Roccaporena che la cugina, incredula, trovò in mezzo alla neve.

Nell’immagine la tradizionale benedizione delle rose lungo il viale della Basilica di Santa Rita (Cascia, 22 maggio 2025)