La nostra presidente Marisa Angelini è intervenuta nel dibattito scaturito in seguito all’utilizzo di una frase controversa nella bozza della Strategia Nazionale per le Aree Interne 2021–2027, poi corretta, in cui si parlava di “declino irreversibile” delle Aree Interne.
Di seguito riportiamo le sue parole.
“In questo luglio infuocato, il dibattito sulle Aree Interne si è riacceso, ma per chi vive e amministra questi territori, il tema è vivo ogni giorno. Come sindaco e come presidente del CEDRAV, parlo di territori sì marginali per posizione geografica, ma tutt’altro che secondari per valore, identità e potenzialità.
Le parole contenute nella nuova Strategia Nazionale per le Aree Interne (PSNAI 2021–2027) – poi corrette dopo le polemiche – hanno fatto emergere una verità: ed hanno riaperto il confronto su fenomeni ormai strutturali come lo spopolamento e il declino demografico. In Italia, parliamo di quasi 4.000 Comuni e oltre 13 milioni di persone, distribuite su oltre il 60% del territorio nazionale.
C’è allora necessità di meno distanza tra chi governa dall’alto e la realtà vissuta quotidianamente nelle nostre comunità. Una distanza che appare culturale nel senso della vera conoscenza dei territori cosiddetti marginali. La frase infelice sul “declino inevitabile” ha mostrato qualcosa di diacronico, di fuori tempo, ma ha anche rivelato una criticità autentica: lo spopolamento è reale e richiede risposte concrete. Ma non si combatte togliendo servizi, anzi: si frena solo aggiungendo opportunità, investendo in scuole, sanità, mobilità, cultura, connessioni digitali e umane.
Personalmente e da Sindaco del comune di Monteleone di Spoleto, piccolo comune di un’ area interna, credo che sia il momento di smettere di considerare le Aree Interne come luoghi di declino . Al contrario, vanno considerate laboratori di innovazione culturale, sociale ed economica. È lì che si trovano le chiavi per una nuova idea di sviluppo, a misura d’uomo, ancorata alle identità territoriali.
E qui entra in gioco il CEDRAV – Centro di Documentazione e Ricerca Antropologica nella Dorsale Appenninica. Un ente strumentale della Regione Umbria che oggi può e deve diventare uno snodo strategico per la valorizzazione e la rinascita delle Aree Interne. Non solo un museo, o non solo una teca che conserva, ma un laboratorio di pensiero e azione, dove si studia il territorio, si coltivano le identità culturali, si progettano nuovi modi di vivere, lavorare e abitare questi luoghi.
Il CEDRAV è uno spazio generativo: mette a sistema l’unicità dei luoghi come fonti di benessere, bellezza e attrattività. Qui le culture non sono folklore, ma leve di sviluppo. Non esportabili, non copiabili, ma capaci – se adeguatamente sostenute – di produrre nuova ricchezza, sociale ed economica. Una ricchezza autentica, che nasce dal basso, ma che ha bisogno di risorse stabili e visione politica.
La Regione Umbria ha una responsabilità chiara: il CEDRAV è un suo strumento, e oggi più che mai serve un sostegno concreto per farne un vero motore di trasformazione territoriale. Chiediamo attenzione e risorse, non in chiave assistenziale, ma strategica. Le Aree Interne non devono essere accompagnate al declino, ma portate a esprimere pienamente la loro vitalità.
I piccoli Comuni come quelli della Valnerina non sono relitti del passato, ma laboratori del futuro. Come sindaci sappiamo cosa serve: servono strumenti, alleanze istituzionali e soprattutto una governance multilivello che funzioni, che sia coesa e reattiva.
L’inversione di rotta è possibile, ma va costruita sul campo, partendo dalla cultura, dall’identità e dalla capacità dei territori di rigenerarsi. Come presidente del CEDRAV, accetto questa sfida. E chiedo che anche Regione, e istituzioni superiori facciano la loro parte, riconoscendo in questi luoghi una vera risorsa per il Paese.
In questo senso, il CEDRAV può e deve diventare un vero e proprio laboratorio permanente delle Aree Interne. Un centro in cui si studiano, si valorizzano e si potenziano le culture specifiche, le vocazioni locali, le capacità in nuce dei territori. Trasformare i “i luoghi” poco conosciuti in spazi di interesse, innescare processi culturali che generano coesione e attrattività: questa è la sfida che voglio raccogliere.
La Regione Umbria deve fare la sua parte, investendo risorse adeguate per sostenere il lavoro sui territori. Sviluppare le potenzialità locali non è un’opzione, è una necessità strategica. Così come serve rafforzare una governance multilivello – tra Comuni, Province, Regione .
Noi sindaci sappiamo bene cosa serve per far ripartire i nostri paesi. Abbiamo le idee e la visione. Ma servono attenzione politica, risorse e strumenti adeguati.”